domenica 18 aprile 2010

Pellegrino per voto

E' stato un voto che ha spinto José Antonio García Calvo 'Pepe', 60 anni, di Cadice, ad attraversare le Asturie fino ad arrivare a Villaviciosa, lungo il Cammino di Santiago. La sua storia sembra essere tratta da un altro tempo, da un'altra epoca. L' 1 gennaio 1999, il peschereccio sul quale Garcia lavorava, naufragò al largo della costa norvegese. Questo pescatore, originario di Puerto de Santa Maria, fu l'unico superstite dell' equipaggio di 17 uomini di quella nave. Rimase 9 ore aggrappato ai cadaveri di due suoi compagni, lottando per la vita. In quei momenti, ha fatto una promessa a se stesso e alla Vergine del Carmelo: fosse sopravvissuto avrebbe visitato tutti i santuari del mondo, compreso Covadonga, ed è ciò che ha fatto.
Dopo essere stato salvato, ha trascorso più di otto mesi in una camera iperbarica per guarire da tutte le lesioni subite. Ha poi prelevato il denaro che aveva messo da parte (36.000 euro) e ha iniziato a camminare. Questo è accaduto nove anni fa. In tutto questo tempo Pepe ha coperto più di 95.000 miglia camminando in tutti i continenti, tranne l'Oceania. E' stato in Messico, Argentina, India, Siberia e in decine di paesi europei, e ha anche attraversato a piedi lo Stretto di Bering, che collega, quando è congelato, Alaska e Russia.
I ricordi di tanti luoghi sono affollati nella sua mente, ma conserva un affetto speciale per la città bosniaca di Medjugorie. "E 'un luogo dove si sente veramente la fede, ma non è riconosciuto perché i soldi raccolti dalla Chiesa locale sono stati utilizzati per ricostruire la città che fu distrutta dopo la guerra nei Balcani, invece di consegnarli al Vaticano", spiega Garcia, che dai suoi viaggi non ha tratto dei bei ricordi dei preti. La sua ultima esperienza negativa è quella dell'ultimo giorno, quando dopo aver dormito davanti alla porta della chiesa di Colunga, è giunto a Villaviciosa. E' andato in parrocchia per chiedere al parroco locale una tazza di caffè per riscaldarsi e questi, a quanto dice, glielo ha negato.

Ostacoli

In questo momento Pepe non ha un euro per comprare il pane, e continua il suo viaggio grazie all'ospitalità delle persone che incontra sul Cammino. Gli mancano solo poche settimane per giungere all'ultima tappa del suo viaggio, dove concluderà il suo terzo Camino de Santiago, che ha cominciato da Gerusalemme, e negli ultimi mesi lo ha portato a camminare attraverso Israele, Siria, Turchia, Grecia, Montenegro, Bosnia, Croazia, Slovenia, Italia, Francia e Spagna. Del nostro paese, nel quale è stato diverse volte, conserva i suoi peggiori ricordi.
"L'Italia non è preparata per i pellegrini. Non ci sono cammini e bisogna camminare lungo le strade. Molti pellegrini sono morti investiti dai camion", ricorda con uno sguardo di pietà che si fa luce sul suo volto abbronzato e solcato da centinaia di rughe, frutto dello sforzo cumulato negli anni.
Una volta a Santiago si recherà a Cadice, questa volta in treno, per riposare finalmente, e per rivedere la figlia e i suoi due nipotini, una bambina di 5 anni e un bambino di soli 12 mesi. E potrà terminare di scrivere un libro che raccoglierà le principali esperienze che ha vissuto negli ultimi dieci anni, e che avrà come titolo I tre nemici del pellegrino: i sacerdoti, i cani a due zampe (le persone) e i piedi.
Inimicizie storiche, molto spesso insanabili. Ma sono il sale della vita. Quello che conta lungo il Cammino sono le amicizie, quelle nuove e quelle ritrovate. Il più delle volte il pudore o l'umana incapacità di raccontarle esime dal parlarne, e crediamo che anche da questo racconto traspariranno immancabilmente.

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